Compagni di vita. Jawlensky, Werefkin e Ascona

Artista promotrice dell’avanguardia intellettuale e artistica internazionale, fondatrice insieme a Ernst Kempter del Museo Comunale di Ascona, la pittrice russa Marianne Werefkin è ancora oggi una figura molto importante per il Borgo. La Fondazione Marianne Werefkin, nata nel 1939, detiene oggi il patrimonio più vasto e importante dell’artista, esposto in una mostra permanente al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona. Ma come è arrivata Marianne Werefkin ad Ascona? Ecco la sua storia.

Compagni di vita. Jawlensky, Werefkin e Ascona
  • «Il legame che mi unì a lei cambiò completamente la mia vita

  • Divenni il compagno di questa signora gentile e dolce, dotata di uno straordinario talento.» così Jawlensky descrive il primo incontro con Werefkin. È il 1892 e Il’ija Repin presenta alla sua allieva prediletta un giovane artista emergente e pieno di talento. Tra i due scatta subito la scintilla. Da quel momento, dipingeranno insieme per anni, uniti da passioni, interessi e ideali comuni e da un profondo e complicato amore. Non si sposeranno mai. Non erano marito e moglie. Erano Lebensmenschen. Compagni di vita.

  • Marianne Werefkin era una donna estremamente emancipata in un mondo declinato al maschile. Con un padre militare e una madre artista, erede di una famiglia molto vicina allo Zar, Marianne è una donna acculturata con un carattere forte e uno spirito rivoluzionario che sapeva polarizzare l’attenzione delle persone. Per lei, la benedizione del padre del suo legame con Jawlensky fu molto più significativa di qualsiasi matrimonio.

Nell’autunno del 1896 i due artisti si trasferiscono a Monaco, installandosi a Schwabing, il quartiere degli artisti. E qui Werefkin decide di abbandonare la pittura per dedicarsi anima e corpo alla promozione del talento di Jawlensky, convinta che, in un milieu maschile come l’arte, solo un uomo avrebbe potuto rinnovarla: «Cosa potrei ottenere lavorando, seppur in maniera mirabile? Qualche opera che forse non sarà male. Ebbene, amo troppo la mia arte per ridurla a così poca cosa. Mentre se non dipingo e mi dedico interamente a ciò in cui credo, vedrà la luce l’unica vera opera, l’espressione della fede artistica, e per l’arte sarà una grande conquista». Nel gennaio del 1902 la situazione comincia a farsi complicata: dalla relazione di Jawlensky con Helene Neznakomova – cameriera personale di Werefkin che dalla Russia li aveva seguiti fino a Monaco – nasce Andreas, e l’equilibrio familiare della coppia si scombussola. È l’inizio di un lungo percorso che Werefkin elabora attraverso le sue Lettres à un Inconnu.

Werefkin ricomincerà a dipingere solo nel 1906

Werefkin ricomincerà a dipingere solo nel 1906. Forse si era resa conto che lei e Jawlensky avevano ognuno la sua idea su come rivoluzionare l’arte. Nel 1914, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale li costringe a rifugiarsi in Svizzera, prima sul lago Lemano, poi a Zurigo e infine ad Ascona. Sul Lago Maggiore trova una nuova vita. «Ascona mi ha insegnato a non disprezzare niente di ciò che è umano, ad amare allo stesso modo l’immensa fortuna della creatività e la miseria dell’esistenza materiale, e a portarle in me come un tesoro dell’anima».

Dopo l’esilio in Svizzera, la coppia di artisti raggiunge nel 1916 Zurigo, dove si inseriscono nell’ambiente culturale ed artistico, incontrando vecchi e nuovi amici. È grazie a queste conoscenze e sotto l’influsso ancora forte del Monte Verità, che diventerà un crogiolo di artisti, che nel 1918 si trasferiscono ad Ascona. Due anni dopo Jawlensky decide di traslocare a Wiesbaden insieme ad Helene e Andreas, lasciando Werefkin ad Ascona dopo quasi trent’anni di vita comune. Privata del suo compagno di vita e della cospicua pensione da orfana del padre – a causa della rivoluzione – Werefkin conosce per la prima volta nella sua vita la solitudine e la povertà.

Ma sul Lago Maggiore trova anche una nuova vita, una casa e una famiglia. Si integra perfettamente nella vita del Borgo, fondando insieme a Ernst Kempter il Museo Comunale, impara il perdono e diventa la “nonna di Ascona”, come lei stessa si definirà. Non solo trova un nuovo posto da chiamare casa, ma anche un nuovo amore e una rinnovata ispirazione artistica. Con la forza e la bellezza della sua natura, con il grande cuore dei suoi abitanti e con la sua ricca storia, Ascona ha permesso a questa straordinaria pittrice di trovare in lei esattamente ciò che stava cercando.

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